✨Vi racconto un fatto✨

✨Vi racconto un fatto✨

Quando ero adolescente (e non c'erano i telefonini) si era soliti uscire con i genitori, giusto il tratto che andava da casa, in Largo della Corte (parlo della mia splendida Conversano), ma credo che in ogni paese ci sia stato il "punto in cui si usciva".
Bene, arrivati lí, noi ragazze e ragazzi salutavamo frettolosamente i genitori e andavamo spediti, alla ricerca dell'amica o amico che "sapevamo" di trovare lí, in un preciso posto: poteva essere un muretto, una panchina, oppure le mura vicine ad un negozio in voga.


"Scappavamo" letteralmente dai genitori (perché adolescenti, non per altro) e alzavamo il passo di fretta e furia alla ricerca della nostra metà (si trattava solo di amicizia e solitamente era la nostra migliore amica).
Nel punto di ritrovo, si formavano comitive che sembravano "classi universitarie" per quanto fossero numerose, fatte di femmine e di maschi. E si rimaneva lí, ore e ore, fermi bloccati, a parlare di miriadi di cose, a confrontarsi occhi negli occhi, a volte anche a litigare, ma "iniziava e finiva".
La cosa più bella erano le "prime cotte", i primi corteggiamenti fatti di sguardi e battutine a volte stupide, ma così tanto carine 😉


In tutto quel lasso di tempo, avvenivano le "ronde" : cioè tutti i nostri genitori, che in coppia o in gruppo, al contrario nostro,  "passeggiavano" e giravano in tondo (intorno al perimetro del Castello) più e più volte. Essi sapevano che noi eravamo lí, fermi, in mezzo a marmaglie di ragazzi, a volte anche in angoli rabbuiati dalle fronde dei grandi alberi notturni. La mia mamma, che è sempre stata una curiosona, ad ogni suo passaggio, mi cercava con lo sguardo e timidamente, ogni santa volta, mi faceva "ciao ciao" con una mano bassa, parallela alla zona del cuore (passava 20 volte...e 20 volte mi faceva ciao, e da adolescente, spesso mi imbarazzava 'sta cosa 🤣)
Il mio papà invece, che è sempre stato di una discrezione immane, con aria fiera ed estremamente seriosa, guardava sempre dritto davanti a sé...e non c'era volta che il suo sguardo potesse incrociare il mio. Premetto che il mio papà è stato un grandissimo genitore, che mi ha insegnato il bene e il male, ma ha sempre lasciato a me l'ultima scelta (e quindi responsabilità dell'atto in sé). Era una persona sempre disponibile e buona, corretta oserei dire e mai, mi ha fatto mancare niente. Così come mai, e dico mai, ha alzato anche un semplice dito su di me o mia sorella. Ma torniamo a noi e alla ronda adolescenziale.

Papà si chiamava Gino (pronunciato in modo serio 😉 GI-NO 🤦🏻‍♀️🤣) ed è sempre stato uno in giacca e camicia, con quell'aria seria che potrebbe contraddistinguere un direttore degli anni '90. Ma con gli amici e in famiglia era veramente la persona sempre disponibile su cui potevi davvero contare per una "soluzione ai tuoi problemi". Un tipo rassicurante.
Tutto questo però, ai miei scalzonati e adorabili amici maschi dell'epoca incuteva "timore"...(non so neanche io poi il perché) però, a loro, mio padre "faceva paura" e senza fare nulla li "metteva in riga" in qualche modo. E ricordo ancora Andrea, o Emiliano, o Filippo o Giancarlo che, al passaggio della ronda dei miei genitori puntualmente mi dicevano :" Ta, tuo padre sta passando!". E tutti, o quasi, ci si "metteva in riga" per "romperle simpaticamente " subito dopo il suo passaggio...e lo si salutava sempre con un "buongiorno " o "buonasera"...e mai con un "ciao"! Anzi, a dirla tutta, era lui che poi senza quasi espressione o "confidenza" rispondeva un veloce ed educato "Ciao, ciao + nome dell'amico (abbreviato)".
Quindi erano tutti un "Ciao ciao Andrè" "Ciao ciao Filí" e così via.


Con questo cosa voglio dire ...
Voglio dire che in adolescenza (e oltre) non vi è mai stato tra noi ragazze e ragazzi, anche un solo gesto sgarbato, per non dire violento (anche verbalmente), uno strattone, un brutto termine, o anche solo una parola "antipatica " nei confronti di noi ragazze. E mi sono chiesta il perché.


La risposta che mi sono data è IL RISPETTO.

Quello che i ragazzi avevano nei confronti di noi ragazze, e soprattutto quello che i ragazzi stessi avevano nei confronti dei genitori, propri ed altrui... perché, probabilmente, seppur fosse stata una tattica intelligente (che all' epoca davvero non capivo) il mio papà, con la sua aria "austera" e quello sguardo dritto davanti a sè...a me faceva tanto capire che "si fidava di me" ma per i miei amici stupendi era comunque un "avvertimento implicito" che "..guai a voi accade qualcosa, ve la vedrete con me"...anche se poi era davvero una fuffa intimidatoria e sincera, ma sicuramente sana.


Mio padre non mi faceva da amico. Però è la persona su cui sapevo di poter contare SEMPRE, anche dopo essermi sposata... più di un marito. Era la prima persona che potevo chiamare e mi avrebbe sempre risposto, e salvata da ogni problema. Anche se i problemi, quasi non c'erano, perché bastava semplicemente un'atteggiamento o un'occhiata a "rimettere tutti in riga"...e a tentare almeno di "non sbagliare".
(Tratto da una storia vera..la mia)
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Ciao #GiuliaCecchettin, sei la 105 e questo anno non è ancora finito. La tua sfortuna, angelo mio, è semplicemente essere nata in un periodo storico dove i genitori di tutti, fanno da "amici" e se ne fregano di ciò che fanno i figli, dove sono, con chi sono, e che cosa stiano facendo. Non ci sono regole, c'è amicizia e nessun "ruolo".
La tua sfortuna, ragazza mia, è essere stata intelligente nella vita, ma di aver trovato davanti a te, un maschio che la "U" di Uomo non sa neanche dove si posizioni nell'alfabeto, semplicemente perché mai nessuno glielo ha mostrato.
Più che allo Stato inteso come Nazione...io porrei attenzione a quello che oggi è lo Stato di famiglia.


Tania Spagnolo

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